Squalifica Sinner, il caso Swiatek fa riflettere: cosa rischia Jannik? Intanto la Halep si ribella

Iga Swiatek squalificata mentre Jannik Sinner aspetta ancora di conoscere il suo futuro. Ma la polemica la accende Simona Halep

La squalifica di Iga Swiatek e il caso irrisolto di Jannik Sinner stanno accendendo il dibattito nel mondo del tennis. Entrambi i campioni sono finiti nel mirino per violazioni legate al doping, ma i due episodi presentano differenze sostanziali che hanno portato a trattamenti molto diversi da parte delle autorità.

Swiatek Sinner
Iga Swiatek e Jannik Sinner (Foto: Ansa) – pallavoloferrara.it

La notizia ha fatto il giro del mondo: Iga Swiatek, numero 2 del ranking WTA, è stata squalificata per un mesedopo essere risultata positiva alla trimetazidina, una sostanza vietata che si sarebbe trovata in un integratore di melatonina contaminato. La tesi della difesa, accolta dall’ITIA (International Tennis Integrity Agency), ha riconosciuto la non intenzionalità dell’assunzione, riducendo al minimo la sanzione.

La vicenda, però, ha sollevato non poche critiche. Swiatek era stata già sospesa in via cautelativa dal 22 settembre al 4 ottobre, saltando tornei importanti come Pechino e Wuhan, e quei giorni sono stati conteggiati come parte della pena. Alla tennista restano quindi solo otto giorni di stop, fino al 4 dicembre. Una punizione che per molti è apparsa troppo leggera, considerando che altre atlete in situazioni simili hanno scontato squalifiche ben più lunghe.

Swiatek, dal canto suo, ha voluto spiegare pubblicamente la vicenda con un video: “È stata la peggior esperienza della mia vita. Non ho mai assunto nulla di vietato intenzionalmente e questo episodio ha messo in dubbio tutto ciò per cui ho lavorato. Sono sollevata che sia finito e pronta a tornare più forte”. Ma il caso ha lasciato un’ombra sulla sua immagine e sull’intero sistema antidoping.

Sinner e il doping: una decisione che tarda ad arrivare

Nel frattempo, Jannik Sinner continua ad aspettare una sentenza definitiva sulla sua positività al clostebol, una sostanza riscontrata durante un test a Indian Wells. La vicenda del 23enne altoatesino risale ormai a mesi fa, ma il TAS di Losanna non ha ancora fissato l’udienza, rimandando tutto probabilmente ai primi mesi del 2025. Questo significa che Sinner affronterà gli Australian Open con una spada di Damocle sulla testa.

Jannik Sinner
Jannik Sinner aspetta di sapere se potrà partecipare agli Australian Oper (AnsaFoto) – pallavoloferrara.it

Il caso Sinner, però, si distingue nettamente da quello di Swiatek. Secondo quanto ricostruito, il clostebol sarebbe entrato nel suo corpo accidentalmente, tramite un fisioterapista che utilizzava un unguento personale contenente la sostanza incriminata. Questa spiegazione ha convinto i giudici a ritenere Sinner completamente estraneo a qualsiasi comportamento illecito, limitando le conseguenze alla perdita di punti ATP e al premio in denaro di Indian Wells. Tuttavia, la WADA (World Anti-Doping Agency) ha fatto ricorso, prolungando l’incertezza per il tennista italiano.

Il caso Swiatek è l’ultimo di una serie di episodi che hanno messo in discussione l’equità del sistema antidoping nel tennis. La differenza nei trattamenti, come evidenziato da Halep e altre atlete, alimenta una percezione di disparità che rischia di minare la fiducia nella giustizia sportiva.

Con Sinner ancora in attesa e Swiatek pronta a tornare in campo, resta da chiedersi: esiste un modo per rendere queste procedure più trasparenti e uniformi? E soprattutto, come si può garantire che la reputazione di atleti innocenti non venga compromessa da casi così controversi?

L’indignazione di Simona Halep: “A me invece mi hanno distrutta”

Tra coloro che hanno espresso indignazione per la gestione del caso Swiatek c’è Simona Halep, ex numero 1 del mondo, che nel 2022 è stata squalificata per quattro anni (poi ridotti a nove mesi) per un episodio di doping anch’esso riconducibile a una contaminazione non intenzionale. Halep non ha usato mezzi termini per denunciare una presunta disparità di trattamento: “Non riesco a capire perché ci siano differenze così grandi nel giudizio. L’ITIA ha fatto di tutto per distruggermi nonostante le prove a mio favore”.

In un lungo post, la vincitrice di due Slam ha sottolineato come, nel suo caso, siano stati applicati criteri molto più severi rispetto a Swiatek: “Ho perso due anni della mia carriera e molte notti insonni. Ora scopro che in casi simili si adottano misure completamente diverse. Come si può accettare una cosa del genere?”.

 

 

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Alle critiche di Halep si sono aggiunte quelle di altre giocatrici, come Tara Moore, squalificata per 19 mesi per una contaminazione da carne sudamericana, e Eva Lys, che ha sollevato dubbi sulla coerenza dei criteri applicati dall’ITIA.

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