Hakan Calhanoglu è un elemento fondamentale per l’Inter di Simone Inzaghi, eppure l’allenatore potrebbe dover fare a meno di lui per un po’
La FIGC ha ufficialmente aperto un’indagine sportiva sull’inchiesta “Doppia Curva”, che ha portato all’arresto di 19 capi ultrà delle tifoserie organizzate di Inter e Milan.
Al centro di questa vicenda si trovano anche alcuni tesserati dei due club, chiamati a rispondere dei propri rapporti con esponenti di gruppi non autorizzati. Tra questi, il nome più chiacchierato è quello di Hakan Calhanoglu, il centrocampista turco dell’Inter, che ha ammesso apertamente i suoi contatti con i leader della Curva Nord, nonostante il divieto imposto dalla società.
Durante l’interrogatorio in Questura, avvenuto a ottobre, Calhanoglu ha dichiarato di aver intrattenuto rapporti con Marco Ferdico e Antonio Bellocco, ex capi ultrà della Curva Nord, spiegando: “Vedevo gli ultras, ma la società mi aveva detto di non farlo”. Una dichiarazione che pesa, soprattutto alla luce delle regole imposte dal Codice di Giustizia Sportiva. Il comma 10 dell’articolo 25 vieta espressamente ai tesserati di avere rapporti con esponenti di gruppi di tifosi che non siano parte di associazioni regolarmente convenzionate con la società di appartenenza.
L’inchiesta “Doppia Curva” ha acceso i riflettori su una realtà inquietante che va ben oltre le solite dinamiche del tifo. Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, ha definito il fenomeno come qualcosa di “drammatico, non un’esuberanza da curva, ma una manifestazione di criminalità organizzata che sfrutta il tifo per accumulare risorse e alimentare la violenza”. Le parole di Abodi riflettono la necessità di una risposta decisa da parte delle istituzioni sportive.
Per Calhanoglu, la vicenda potrebbe rappresentare un segnale per altri tesserati: la giustizia sportiva sembra intenzionata a dare un messaggio chiaro, per prevenire qualsiasi forma di complicità, anche inconsapevole, tra i giocatori e gli ultras.
Il procuratore Giuseppe Chiné, che guida l’inchiesta sportiva, ha già acquisito gli atti dalla Procura di Milano. Questi documenti sono fondamentali per verificare eventuali violazioni da parte di tesserati e club. Sebbene Calhanoglu non sia iscritto nel registro degli indagati della giustizia ordinaria, il rischio di un deferimento in ambito sportivo è concreto. L’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva non lascia spazio a interpretazioni: rapporti non autorizzati con esponenti del tifo organizzato costituiscono un’infrazione grave, anche se non legati a episodi di violenza o intimidazione.
La violazione di questa norma comporta sanzioni precise, che possono includere una multa di 20.000 euro e, soprattutto, una squalifica da due a tre giornate. Questo tipo di stop sarebbe applicato alle gare di campionato, privando l’Inter di un giocatore chiave per un periodo critico della stagione.
Il Codice di Giustizia Sportiva prevede due punti chiave che si applicano alla vicenda Calhanoglu:
Per l’Inter, perdere Calhanoglu per più giornate rappresenterebbe un problema significativo. Il centrocampista turco è un punto fermo del gioco nerazzurro, tanto per la sua qualità tecnica quanto per il ruolo strategico che ricopre a centrocampo. La società, da parte sua, sembra aver fatto tutto il possibile per scoraggiare tali rapporti, come dimostrano le indicazioni date al giocatore, ma questo potrebbe non bastare a evitare una sanzione.
L’inchiesta “Doppia Curva” non è solo un caso isolato, ma un’opportunità per il calcio italiano di riflettere sul rapporto tra giocatori e tifoserie organizzate. Le curve, spesso motore della passione calcistica, non possono diventare terreno fertile per attività illegali. Per Calhanoglu, così come per altri coinvolti, questa vicenda potrebbe essere una lezione importante. Ma la domanda è: quanto è profonda la connessione tra tesserati e ultras? E cosa può fare il calcio per spezzare questo legame senza compromettere il rapporto con i tifosi?
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